Italy Dance Reviews
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    “L’Histoire de Manon”

    Teatro alla Scala, 8 luglio 2024

    Balletto in tre atti che porta in scena con trasporto l’amore, la violenza, la morte e tanta danza di qualità. Assistere a Manon è come fare un viaggio nel tempo. La creazione di Kenneth MacMillan sulle musiche di Jules Massenet è tornata alla Scala di Milano nella stagione estiva con una fastosa esecuzione grazie all’interpretazione del corpo di ballo diretto da Manuel Legris. Nella ripresa televisiva a cura della RAI Cultura registrata l’8 luglio 2024, i due interpreti principali hanno avuto il volto e il corpo della étoile Nicoletta Manni e del primo ballerino del “Royal Ballet” Reece Clarke. Un titolo classico in repertorio alla compagnia del Piermarini dal 1994, che a cinquant’anni dal debutto coinvolge in maniera inalterata il pubblico per la sua forza drammatica e teatrale. MacMillan è stato il maestro dei balletti narrativi a serata intera, ricchi di potenza emotiva e di classicismo. Lo spettatore si trova catapultato in un autentico dramma d’epoca dove lo sguardo dev’essere vigile per porre la giusta attenzione tra l’azione principale sviluppata al centro del palcoscenico e le splendide miniature poste ai lati. Un balletto dentro a tanti altri balletti come fossero una matrioska.

    Da quando il romanzo di Antoine François Prévost è stato pubblicato nel 1731 si è rivelato oggetto di svariati adattamenti sia per la scena teatrale che per lo schermo. La coreografia di MacMillan concentra la versione sui due interpreti principali, restituendo uno stile netto capace di veicolare i loro sentimenti nonché le loro fragilità. L’esito si registra nel costante successo ottenuto fin dagli esordi a Londra, quando nei ruoli principali danzarono Antoinette Sibley e Anthony Dowell. Oggi “L’histoire de Manon” è un punto di riferimento per gli amanti dell’arte di Tersicore. Il genio di Sir MacMillan lo si registra nei riguardi dell’affascinante Manon e della sua lotta per sfuggire alla povertà, aspetto ben sottolineato dalle scene di Nicholas Georgiadis, le quali riproducono un’epoca di lusso sbilanciata da una medesima epoca di miseria senza vie di mezzo. Gli spettacolari quadri corali restituiscono chiari ritratti sul divario sociale, anche se il tutto rimane focalizzato agli appassionati “pas de deux” di Manon (Nicoletta Manni) e Des Grieux (Reece Clarke) a sottolineare l’imminente sciagura e i lati più oscuri della mente umana. La trama mostra come Lescaut (Nicola Del Freo) stia offrendo la sorella Manon al miglior offerente; nel momento in cui lei incontra Des Grieux, se ne innamora e fugge con lui a Parigi. In seguito, Monsieur G.M. (Gabriele Corrado) chiede a Manon di diventare la sua amante in cambio di una vita lussuosa e la donna non riesce a resistere. Incoraggiato da Lescaut, Des Grieux bara al gioco nel tentativo di sottrarre denaro a Monsieur G.M., ma i tre vengono smascherati. Manon subisce l’arresto per prostituzione e l’esilio in una galera di New Orleans; Des Grieux la segue. Mentre fuggono, Manon muore esausta (brava la Manni nel palesare che non si può dare la vita a chi non può più vivere, o forse a chi non desidera più vivere) e Des Grieux rimane atterrito tanto da imprimere il dolore nel proprio animo come fosse una implosione che non gli lascia nemmeno la forza di gridare (straordinario Reece Clarke con una prova attoriale di prim’ordine). Ruoli di rilievo sono quello dell’amante di Lescaut (Martina Arduino), Madame (Francesca Podini), il carceriere (Gioacchino Starace), il capo dei mendicanti (Domenico Di Cristo). E via via tutti gli altri, tra cui Gaia Andreanò, Caterina Bianchi, Camilla Cerulli, Linda Giubelli, Agnese Di Clemente, Mattia Semperboni, Navrin Turnbull, Emanuele Cazzato, Alessia Auriemma, Greta Giacon, Giordana Granata, Benedetta Montefiore, Madoka Sasaki, Frank Aduca, Edoardo Caporaletti, Andrea Crescenzi, Darius Gramada, Fabio Saglibene, Stefania Ballone, Christelle Cennerelli, Chiara Fiandra, Denise Gazzo, Marta Gerani, Chiara Ferrara, Letizia Masini, Asia Matteazzi, Sena Motoyoshi, Giorgia Sacher, Martina Valentini, Serena Sarnataro, Massimo Dalla Mora, Antonella Luongo, Licia Ferrignato, Eugenio Lepera, Andreas Lochmann, Valerio Lunadei, Francesco Mascia, Marco Messina, Saïd Ramos Ponce. Con alcune delle musiche più espressive di Jules Massenet l’opera possiede una profondità e una complessità psicologica che coinvolgono ogni componente della compagnia, dal primo all’ultimo. La ripresa della Scala, unitamente alla trasmissione televisiva di Rai5, ha evidenziato i vari gradi di intensità melodrammatica nel crudo destino dei due protagonisti sullo sfondo frivolo tipico del XVIII secolo. La Manon della Manni e il Des Grieux di Clarke appaiono particolarmente affiatati, le loro interiorizzazioni sono percepibili e il controllo tecnico è ad altissimo livello. Paul Connelly ha diretto l’Orchestra del Teatro alla Scala con esatta misura. La coreografia (ripresa da Julie Lincoln e a cura di Manuel Legris, Laura Contardi, Massimo Murru, Lara Montanaro, Antonino Sutera) offre assoli, duetti, terzetti, scene d’insieme, ponendo l’attenzione su tre aspetti fondamentali: virtuosismo, musicalità ed espressività. Da sottolineare le ottime riprese della Rai per la regia di Stefania Grimaldi che ha saputo cogliere le più piccole sfumature. L’allestimento di “Manon” è un ingranaggio millimetrico dove tutto si muove e si incastra nei tempi giusti restituendo altresì nei costumi di Nicholas Georgiadis la moda del tempo a narrare la tragedia con un tocco di romanticismo.

    LIEU - Teatro alla Scala,

    Recensione di: Michele Olivieri

    Linea della data: 8 luglio 2024

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    "L'Histoire de Manon"

    Teatro alla Scala, 8th July, 2024

    Ballet in three acts that brings love, violence, death, and a lot of quality dance to the stage with transport. Witnessing Manon is like taking a trip back in time. Kenneth MacMillan's creation on the music of Jules Massenet returned to La Scala in Milan in the summer season with a sumptuous performance thanks to the interpretation of the corps de ballet conducted by Manuel Legris. In the television footage by RAI Cultura recorded on July 8, 2024, the two main performers had the face and body of the étoile Nicoletta Manni and the principal dancer of the "Royal Ballet" Reece Clarke. A classic title in the repertoire of the Piermarini company since 1994, which fifty years after its debut involves the public in an unaltered way for its dramatic and theatrical strength. MacMillan was the master of full-evening narrative ballets, rich in emotional power and classicism. The spectator finds himself catapulted into an authentic period drama where the gaze must be vigilant to place the right attention between the main action developed in the center of the stage and the splendid miniatures placed on the sides. A ballet within many other ballets as if they were a matryoshka. Since Antoine François Prévost's novel was published in 1731, it has been the subject of several adaptations for both the stage and the screen. MacMillan's choreography focuses the version on the two main performers, returning a clear style capable of conveying their feelings as well as their fragility. The result is recorded in the constant success obtained since the beginning in London, when Antoinette Sibley and Anthony Dowell danced in the main roles. Today "L'histoire de Manon" is a reference point for lovers of the art of Terpsichore. Sir MacMillan's genius is recorded in the fascinating Manon and her struggle to escape poverty, an aspect well underlined by the scenes by Nicholas Georgiadis, which reproduce an era of luxury unbalanced by the same era of misery with no middle ground. The spectacular choral paintings give clear portraits of the social divide, even if everything remains focused on the passionate "pas de deux" of Manon (Nicoletta Manni) and Des Grieux (Reece Clarke) to underline the imminent disaster and the darker sides of the human mind. The plot shows how Lescaut (Nicola Del Freo) is offering his sister Manon to the highest bidder; when she meets Des Grieux, she falls in love with him and runs away with him to Paris. Later, Monsieur G.M. (Gabriele Corrado) asks Manon to become his mistress in exchange for a luxurious life and the woman cannot resist. Encouraged by Lescaut, Des Grieux cheats at the game in an attempt to steal money from Monsieur G.M., but the three are unmasked. Manon is arrested for prostitution and exiled to a New Orleans jail; Des Grieux follows her. While they are fleeing, Manon dies exhausted (Manni is good at showing that life cannot be given to those who can no longer live, or perhaps to those who no longer want to live) and Des Grieux is terrified enough to imprint the pain in his soul as if it were an implosion that does not even leave him the strength to scream (extraordinary Reece Clarke with a first-rate acting performance). Important roles are that of Lescaut's lover (Martina Arduino), Madame (Francesca Podini), the jailer (Gioacchino Starace), the leader of the beggars (Domenico Di Cristo). And so on all the others, including Gaia Andreanò, Caterina Bianchi, Camilla Cerulli, Linda Giubelli, Agnese Di Clemente, Mattia Semperboni, Navrin Turnbull, Emanuele Cazzato, Alessia Auriemma, Greta Giacon, Giordana Granata, Benedetta Montefiore, Madoka Sasaki, Frank Aduca, Edoardo Caporaletti, Andrea Crescenzi, Darius Gramada, Fabio Saglibene, Stefania Ballone, Christelle Cennerelli, Chiara Fiandra, Denise Gazzo, Marta Gerani, Chiara Ferrara, Letizia Masini, Asia Matteazzi, Sena Motoyoshi, Giorgia Sacher, Martina Valentini, Serena Sarnataro, Massimo Dalla Mora, Antonella Luongo, Licia Ferrignato, Eugenio Lepera, Andreas Lochmann, Valerio Lunadei, Francesco Mascia, Marco Messina, Saïd Ramos Ponce. With some of Jules Massenet's most expressive music, the opera possesses a depth and psychological complexity that involves every member of the company, from the first to the last. The resumption of La Scala, together with the Rai5 television broadcast, highlighted the various degrees of melodramatic intensity in the raw destiny of the two protagonists against the frivolous background typical of the eighteenth century. Manni's Manon and Clarke's Des Grieux appear particularly close-knit, their internalizations are perceptible, and the technical control is at the highest level. Paul Connelly conducted the Orchestra of the Teatro alla Scala with exact measure. The choreography (reprised by Julie Lincoln and curated by Manuel Legris, Laura Contardi, Massimo Murru, Lara Montanaro, Antonino Sutera) offers solos, duets, trios, ensemble scenes, focusing on three fundamental aspects: virtuosity, musicality, and expressiveness. To underline the excellent filming of Rai directed by Stefania Grimaldi who was able to capture the smallest nuances. The staging of "Manon" is a millimetric cog where everything moves and fits together at the right time, also restoring in the costumes of Nicholas Georgiadis the fashion of the time to narrate the tragedy with a touch of romanticism.

    LIEU - Teatro alla Scala,

    Review by: Michele Olivieri

    Date line: Friday the 8th of July, 2024

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    “La Bayadère”

    Teatro alla Scala, 14 giugno 2024

    Kimin Kim La Bayadere photo N.

    Programmato come titolo inaugurale della Stagione di Balletto 2021/2022 alla Scala, con un inedito allestimento di Luisa Spinatelli, ora lo spettacolo è tornato in scena (finalmente in presenza) grazie al Direttore Manuel Legris, il quale già aveva danzato il ruolo di Solor da étoile dell’Opéra di Parigi. Riassumendo la trama, caratterizzata da grazia e spirituale fragilità, troviamo nel primo atto il guerriero Solor, innamorato della baiadera Nikiya a sua volta amata dal Bramino. Nikiya costringe Solor a un giuramento d’amore eterno. A Solor viene offerta la mano di Gamzatti, la figlia del Rajah ed egli accetta dimenticandosi la promessa fatta a Nikiya. Durante i festeggiamenti per il fidanzamento, Gamzatti rivela a Nikiya il nome del suo fidanzato e lei si oppone inutilmente a questo fidanzamento. Una schiava, Aya, propone a Gamzatti di uccidere Nikiya. Nel secondo atto, segnato dalla danza delle baiadere alla quale partecipa anche Nikiya, Aya dona a quest’ultima un cesto di fiori nel quale è nascosto un serpente velenoso che la morde. Il bramino le propone di salvarla, a patto che lei accetti di sposarlo. Nikyia rifiuta e danza fino alla morte. Nel terzo atto, Solor, per dimenticare il dolore della morte di Nikiya, fuma una miscela di oppio, si addormenta e si ritrova nel “regno delle ombre” e tra esse riscopre anche l’amata Nikiya alla quale giurerà fedeltà eterna.
    Il balletto nella versione di Rudol Nureyev è ridotto in tre atti (in origine era in 4 atti e 7 scene con apoteosi finale). Marius Petipa aveva associato i passi della tradizione coreutica italiana e francese alle estetiche che rivitalizzavano l’immaginario dello spettatore tardo-romantico: promesse e pene d’amore, paesaggi esotici, tradimenti, tragedie, senza dimenticare l’aspetto spirituale come nel momento clou del “grand pas classique”, anche chiamato “Regno delle ombre” (esame irrinunciabile per un Corpo di Ballo). Altro simbolo primario è la talentuosa variazione dell’Idolo d’oro, che pur nella sua brevità concentra la potenza virtuosa dell’esecutore (Mattia Semperboni). L’evocativa partitura di Ludwig Minkus ha risuonato con i giusti tempi per mezzo dell’Orchestra del Teatro alla Scala diretta dal Maestro Kevin Rhodes.
    “La Bayadère” fu allestita per la prima volta nel 1877 al Teatro Imperiale Bolshoi Kamenny di San Pietroburgo su libretto di Serghei Khudekov con protagonisti Ekaterina Vazem, Maria Gorshenkova, Lev Ivanov, Pavel Gerdt. Ma una versione precedente, definita opera-balletto, dal titolo “Le Dieu e la bayadère”, su musica di Daniel Auber (1830) fu coreografata all’Opéra di Parigi da Filippo Taglioni. Storicamente “La Bayadère” venne realizzata per la prima ballerina Ekaterina Vazem. Il primo Solor fu invece Lev Ivanov che in un secondo tempo assunse la carica di “maître de ballet” per Petipa, ed anche di coreografo (basti pensare a “Lo Schiaccianoci”). Mentre alla ballerina Maria Gorshenkova si deve la creazione del ruolo di Gamzatti (chiamato Hamsatti nella produzione originale).
    “La Bayadère” venne rivisitata numerose volte, ad esempio la versione di Alexander Gorsky e Vasily Tikhomirov nel 1904, quella di Agrippina Vaganova nel 1932, passando per quella firmata da Vakhtang Chabukiani e Vladimir Ponomarëv nel 1941, da Sergei Vikharev nel 2002 che ricreò filologicamente il quarto atto con il terremoto e la caduta del tempio (come fece anche Alexei Ratmansky nel 2018 nel bicentenario della nascita di Petipa). Alcuni libri di storia indicano la sparizione del quarto atto denominato “La collera degli dèi” a causa di una inondazione nel 1924 che distrusse la scenografia finale, anche se in altri testi questa tesi non viene confermata.
    “La Bayadère” la ritroviamo inoltre nell’ideazione riarrangiata da Natalia Makarova per l’“American Ballet Théâtre” (1988). Il suo merito fu quello del recupero del lavoro di Petipa, con il reinserimento della distruzione del tempio e il ricongiungimento spirituale tra Solor e Nikiya, grazie all’accorpamento del terzo e quarto atto.
    Celeberrima a livello tecnico la discesa delle trentadue ballerine in arabesques, penchées, cambrés e ports de bras: in alcuni adattamenti si è arrivati anche a sessantaquattro interpreti per definire perfettamente il disegno geometrico. Nella produzione del 1900 furono otto, trentadue in quella della “Staatsoper di Berlino”, ventiquattro in quella odierna alla Scala dove spiccano per grazia le tre ombre soliste Letizia Masini, Linda Giubelli, Asia Matteazzi.
    Da ricordare, oltre a ciò, la versione in tre atti di Laurent Hilaire, ripresa da quella di Mikhail Baryshnikov; ed anche l’allestimento firmato da Carlos Acosta in tre atti per il “Royal Ballet” londinese. Nel 1999 una produzione della “Bayadère” si vide all’Universal Ballet di Seoul, con la coreografia di Petipa e parti aggiuntive create da Oleg Vinogradov.
    L’allestimento ammirato alla Scala nell’ultima sontuosa coreografia di Nureyev prima della prematura scomparsa è stato accolto con grande favore. Il corpo di ballo ha fatto riecheggiare con bravura le orientaleggianti atmosfere. Come in tutti i balletti dell’epoca la pantomima è ben presente. La compagnia scaligera ha dedicato anima e corpo per conservare fedelmente le indicazioni di Nureyev e ci è riuscita con convinzione ed eccellente esito.
    L’ospite Kimin Kim (primo ballerino del Marinsky) ha condiviso la scena con l’étoile scaligera Nicoletta Manni. Il suo Solor è stato irreprensibile. Grande forza nelle alzate e nei salti. Straordinaria leggerezza e impalpabilità negli atterraggi e nei port de bras. Tecnicamente perfetto negli adagi, musicalmente ed espressivamente ad alto livello.
    Alice Mariani nel ruolo di Gamzatti ha mostrato una tecnica solida, ricca di virtuosismi, ed una personalità disinvolta. La Manni ha confermato la sua solidità, la sua compostezza, il suo essere artista dettato da rigore e da una disciplina ferrea.
    Gli applausi a scena aperta, e quelli copiosi nel finale, hanno mostrato il pieno apprezzamento del pubblico. La partecipazione degli allievi della Scuola di ballo del Teatro alla Scala diretta da Frédéric Olivieri hanno aggiunto la bellezza della continuità tersicorea.

    la bayadere al centro massimo garon ph brescia e amisano teatro alla scala

    LIEU - Teatro alla Scala,

    Recensione di: Michele Olivieri

    Linea della data: 14 giugno 2024

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    "La Bayadère"

    Teatro alla Scala, 14 June 2024

    Il corpo di ballo

    Scheduled as the inaugural title of the 2021/2022 Ballet Season at La Scala, with a new staging by Luisa Spinatelli, now the show is back on stage (finally in presence) thanks to Director Manuel Legris, who had already danced the role of Solor as étoile of the Paris Opera. Summing up the plot, characterized by grace and spiritual fragility, we find in the first act the warrior Solor, in love with the Bayadère Nikiya who in turn is loved by the Brahmin. Nikiya forces Solor to take an oath of eternal love. Solor is offered the hand of Gamzatti, the Rajah's daughter, and he accepts, forgetting his promise to Nikiya. During the engagement celebrations, Gamzatti reveals to Nikiya the name of her fiancé and she unnecessarily opposes this engagement. A slave, Aya, proposes to Gamzatti that they kill Nikiya. In the second act, marked by the dance of the Bayadère in which Nikiya also participates, Aya gives the latter a basket of flowers in which a poisonous snake is hidden and bites her. The Brahmin offers to save her, on condition that she agree to marry him. Nikyia refuses and dances to her death. In the third act, Solor, in order to forget the pain of Nikiya's death, smokes an opium mixture, falls asleep and finds himself in the "realm of shadows" and among them he also rediscovers his beloved Nikiya to whom he will swear eternal loyalty.
    The ballet in Rudol Nureyev's version is reduced to three acts (originally it was in 4 acts and 7 scenes with final apotheosis). Marius Petipa had associated the steps of the Italian and French dance tradition with the aesthetics that revitalized the imagination of the late-romantic viewer: promises and pains of love, exotic landscapes, betrayals, tragedies, without forgetting the spiritual aspect as in the highlight of the "grand pas classique", also called "Kingdom of shadows" (essential exam for a Corps de Ballet). Another primary symbol is the talented variation of the Golden Idol, which, despite its brevity, concentrates the virtuous power of the performer (Mattia Semperboni). The evocative score by Ludwig Minkus resounded with the right timing through the Orchestra of the Teatro alla Scala conducted by Maestro Kevin Rhodes.
    "La Bayadère" was first staged in 1877 at the Imperial Bolshoi Kamenny Theatre in St. Petersburg with a libretto by Sergei Khudekov starring Ekaterina Vazem, Maria Gorshenkova, Lev Ivanov, Pavel Gerdt. But an earlier version, called an opera-ballet, entitled "Le Dieu e la bayadère", to music by Daniel Auber (1830) was choreographed at the Paris Opéra by Filippo Taglioni. Historically, "La Bayadère" was made for the prima ballerina Ekaterina Vazem. The first Solor was Lev Ivanov who later took on the role of "maître de ballet" for Petipa, and also choreographer (just think of "The Nutcracker"). While the dancer Maria Gorshenkova is credited with the creation of the role of Gamzatti (called Hamsatti in the original production).
    "La Bayadère" was revisited numerous times, for example the version by Alexander Gorsky and Vasily Tikhomirov in 1904, that of Agrippina Vaganova in 1932, passing through the one signed by Vakhtang Chabukiani and Vladimir Ponomarëv in 1941, by Sergei Vikharev in 2002 who philologically recreated the fourth act with the earthquake and the fall of the temple (as Alexei Ratmansky also did in 2018 on the bicentenary of Petipa's birth). Some history books indicate the disappearance of the fourth act called "Wrath of the Gods" due to a flood in 1924 that destroyed the final scenography, although in other texts this thesis is not confirmed.
    "La Bayadère" is also found in the conception rearranged by Natalia Makarova for the "American Ballet Théâtre" (1988). Its merit was that of the recovery of Petipa's work, with the reinsertion of the destruction of the temple and the spiritual reunion between Solor and Nikiya, thanks to the amalgamation of the third and fourth acts.
    On a technical level, the descent of the thirty-two dancers in arabesques, penchées, cambrés and ports de bras are famous: in some adaptations, sixty-four performers have been used to perfectly define the geometric design. In the 1900 production there were eight, thirty-two in that of the "Berlin Staatsoper", twenty-four in today's one at La Scala where the three shadows soloists Letizia Masini, Linda Giubelli, Asia Matteazzi stand out for their grace.
    Also worth mentioning is Laurent Hilaire's version in three acts, reprised from Mikhail Baryshnikov's; and also, the staging signed by Carlos Acosta in three acts for the "Royal Ballet" in London. In 1999 a production of "Bayadère" was seen at the Universal Ballet in Seoul, with choreography by Petipa and additional parts created by Oleg Vinogradov.
    The staging admired at La Scala in Nureyev's last sumptuous choreography before his untimely death was received with great favor. The corps de ballet skillfully echoed the oriental atmospheres. As in all ballets of the time, pantomime is very present. The La Scala company has dedicated body and soul to faithfully preserving Nureyev's indications and has succeeded with conviction and excellent results.
    The guest Kimin Kim (principal dancer of the Marinsky) shared the stage with the étoile of La Scala Nicoletta Manni. His Solor was beyond reproach. Great strength in lifts and jumps. Extraordinary lightness and impalpability in landings and port de bras. Technically perfect in the adages, musically and expressively at a high level.
    Alice Mariani in the role of Gamzatti showed a solid technique, full of virtuosity, and a nonchalant personality. Manni has confirmed her solidity, her composure, her being an artist dictated by rigor and an iron discipline.
    The applause at the open stage, and the copious applause at the end, showed the full appreciation of the audience. The participation of the students of the Ballet School of the Teatro alla Scala directed by Frédéric Olivieri added the beauty of terpsichorean continuity.

    La bayadère ph Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

    LIEU - Teatro alla Scala,

    Review by: Michele Olivieri

    Date line: Friday the 14th of June 2024

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    Spettacolo istituzionale della Scuola di Ballo Accademia Teatro alla Scala

    Teatro alla Scala, 18 maggio 2024

    Presentazione di Frederic Olivieri, foto di Edmondo Canonico

    L’Accademia della Scala, antichissima e celebratissima istituzione che da tempo gode del privilegio di fornire i migliori ballerini e ballerine ai maggiori teatri europei e alle compagnie internazionali di tutto il mondo: la visione della giovinezza ravviva e l’arte appresa da grandi maestri e coreografi nobilita la disciplina tersicorea. Un vivo segno dell’insegnamento scaligero, della sua innovazione e della sua elevazione. La scuola di ballo fu fondata nel 1813 da Benedetto Ricci come Accademia del Teatro alla Scala. Dopo la sconfitta di Napoleone, il nome della scuola fu cambiato in Regia imperiale accademia di ballo del teatro alla Scala. A causa della prima guerra mondiale, la scuola fu chiusa nel 1917; in seguito fu riaperta nel 1921 a fianco dell’Ente Autonomo promosso dal leggendario Maestro Arturo Toscanini. Nel 2001 la Scuola di Ballo è divenuta Dipartimento di danza dell’Accademia Teatro alla Scala: la scuola d’arti e mestieri dello spettacolo del Teatro alla Scala diretta da Luisa Vinci.
    Dopo il tutto esaurito di poche settimane fa al Piccolo Teatro Strehler di Milano, lo spettacolo primaverile a poche settimane dal diploma è approdato sul palcoscenico del Teatro alla Scala per una serata esclusiva con l’aggiunta di un brano di rara bellezza. L’evento è sempre un appuntamento importante per la cultura della danza che alimenta attesa ed interesse. Per gli allievi è una opportunità di comprendere al meglio la realtà della loro futura professione. Numerose sono le tappe che il direttore Frédéric Olivieri e il corpo docente dell’Accademia (Walter Madau, Leonid Nikonov, Tatiana Nikonova, Gerardo Porcelluzzi, Giulia Rossitto, Sophie Sarrote, Elisa Scala, Emanuela Tagliavia, Paola Vismara) seguono con la massima attenzione, scrupolosità e senza mai far venire meno la motivazione ad ogni singolo studente. La qualità dei brani scelti per gli allievi ha racchiuso l’arte dell’innovamento con un occhio rivolto alla storia della danza. Il tradizionale spettacolo sul palcoscenico della Scala – quest’anno idealmente in omaggio al grande coreografo e primo ballerino italiano Mario Pistoni – costituisce uno dei momenti più alti nel percorso formativo della storica Scuola milanese. A dirigere con mano sicura l’ottima Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala il Maestro David Coleman.
    In apertura la scenografica e maestosa “Presentazione” ideata dal Direttore della Scuola di Ballo Frédéric Olivieri (assistenti alla coreografia: Walter Madau, Leonid Nikonov, Tatiana Nikonova, Giulia Rossitto, Gerardo Porcelluzzi, Sophie Sarotte, Elisa Scala, Paola Vismara), sulla incalzante musica di Carl Czerny (Etudes, 1848, nell’orchestrazione di Knudåge Riisager). Biglietto da visita della sua direzione e il miglior modo per presentare in un colpo solo l’insieme attitudinale dei vari corsi mostrando il livello di preparazione raggiunto nel percorso formativo. Per alcuni dei più piccoli danzatori si è trattato di un emozionante battesimo sulla prestigiosa ribalta del Piermarini.
    La serata ha poi presentato quattro nuove coreografie entrate nel repertorio della Scuola. Il neoclassicismo firmato da George Balanchine, l’architettura di Demis Volpi, la contemporaneità di William Forsythe e la poesia di Mario Pistoni.

    Winter di Demis Volpi, Courtesy Opera Dubai

    Il primo brano in scaletta “Winter” di Demis Volpi, attuale direttore artistico del “Ballett am Rhein Düsseldorf/Duisburg” e prossimo direttore artistico dell’“Hamburg Ballet” dopo John Neumeier. È un pezzo sulle note esplicative dell’“Inverno” di Antonio Vivaldi, un pas de deux che condensa l’estetica neoclassica odierna e che illumina la natura della danza, creato nel 2016 per celebrare il ventesimo anniversario di Reid Anderson come direttore artistico del “Balletto di Stoccarda”. La coppia di allievi della Scuola di Ballo formata da Bruno Garibaldi e Chiara Ferraiolo ha regalato un momento poetico e brillante, accolto con interesse ed entusiasmo dal pubblico, in quanto è venuto fuori il senso dello stile, la precisione, la musicalità, e il carisma dei due giovani solisti. Gli spettatori si sono deliziati dalle straordinarie linee, dai piedi allungati e dagli avvolgenti port de bras. Una creazione poetica, teatrale, emotiva che richiede sicura tecnica esecutiva e mette alla prova equilibrio, resistenza, forza d’animo. La coreografia con la medesima coppia di allievi ha rappresentato la Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala il 17 aprile di quest’anno al terzo “Gala des Écoles de danse” al Palais Garnier di Parigi con altre sette scuole d’eccellenza provenienti da tutto il mondo.
    A seguire, “New Sleep (Duet)” di William Forsythe(ripresa da Noah Gelber, Maître Kathryn Bennetts, assistente alla coreografia Walter Madau) presentata in anteprima dal “San Francisco Ballet” nel 1987 sviluppa i ballerini, Benedetta Giuliano e Alfonso Guerriero, in due diagonali che si incrociano al centro. In questo pezzo la particolare manifattura coreografica coglie uno stadio di precisione mai raggiunta prima. Le dinamiche sono inappuntabili nel rigore anatomico ma al contempo intimo sull’esaltazione della fisicità. “New Sleep” trasmette l’accademismo della disciplina classica verso elementi simmetricamente disposti, in cui i due esecutori formano tra loro un angolo retto rivelando la geometria di Forsythe. “New Sleep” nel suo astrattismo minimale pone i due allievi in contatto costante. Si allungano, si inclinano, si estendono aiutati dalla partitura musicale sferzante. Per poter danzare questo lavoro bisogna prepararsi con estrema attenzione per disegnare millimetriche circonferenze e distanze. La velocità esecutiva coglie la sua essenza.
    Si è poi proseguito con “Allegro brillante” di George Balanchine (ripresa da Patricia Neary, assistenti alla coreografia Paola Vismara, Tatiana Nikonova, Walter Madau), creato nel 1956 sulle note dell’incompiuto “Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra” di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il balletto è riservato ad una coppia di danzatori principali – Sienna Bingham e Bruno Garibaldi – a cui si affianca un gruppo di altri otto allievi: Fabiana Laneve, Sergio Sapodano, Haruna Nagatake, Francesco Della Valle, Himari Takazawa, Francesco Mezzoli, Maria Vittoria Bandini, Enrico Farina. È un elegantissimo debutto per gli allievi di Frédéric Olivieri, un trionfo di estetica. Il pezzo, tra l’altro, non era presente sul palcoscenico scaligero da diversi anni. Infatti, lo si ricorda interpretato, tra gli altri, da Liliana Cosi, Bruno Vescovo, Vera Colombo, Luciana Savignano, Roberto Fascilla, Carla Fracci, Elettra Morini, Walter Venditti, dai primi anni sessanta ai primi anni settanta. Balanchine aveva dichiarato ai tempi del debutto: “Allegro Brillante contiene tutto ciò che sapevo sul balletto classico”. E in effetti è ricco del suo suggestivo repertorio, pur non avendo un tessuto narrativo. Balanchine immortala ogni nota della prorompente partitura di Čajkovskij trasformandola in letizia. Sienna Bingham gode di carattere, personalità e teatralità, i suoi piedi veloci e articolati danno risalto alle linee pulite. Mentre Bruno Garibaldi è un partner attento e concentrato. Insieme danzano con disciplinato abbandono, e il restante gruppo si gode ogni momento di questo amabile “linguaggio”.
    Dopo l’intervallo lo spettacolo è proseguito con una suite dal balletto “La strada” sulle struggenti musiche di Nino Rota con le coreografie di Mario Pistoni(a cura del nipote Guido Pistoni che ha seguito gli allievi nella ripresa, assistenti alla coreografia Paola Vismara, Tatiana Nikonova, Walter Madau e con il contributo di allievi e diplomati dei corsi di Sartoria teatrale, per Hair and Make-up Artist e di Foto, Video e New Media). Special guest il già primo ballerino della Scala, Mick Zeni, nel ruolo di Zampanò. Il balletto fu rappresentato per la prima volta nel 1967 al Teatro alla Scala di Milano ed i primi interpreti furono Carla Fracci, Aldo Santambrogio e lo stesso Pistoni. Narra le vicende di Gelsomina, una giovane venduta dalla madre ad un artista del Circo. Lo spettacolo riscosse un notevole successo e fu apprezzato anche da Federico Fellini che nel 1954 fu il regista dell’omonimo film vincitore dell’Oscar, recitato da Giulietta Masina e Anthony Quinn. Replicato in tutto il mondo il balletto è considerato uno degli esempi migliori del neorealismo. La versione dell’Accademia scaligera ha confermato la sua poetica e un modernismo che non ha età e non risente del tempo che passa. La Gelsomina di Laura Farina offre allo spettatore movimenti delicati che trasmettono l’anima sognatrice della protagonista. Di spessore l’interpretazione del Matto a cura di Davide Alphandery. La coppia di sposi, Daisy Libero e Sergio Napodano, danno la giusta misura ai ruoli. Al Direttore Frédéric Olivieri va il merito, con questo estratto, di commemorare una figura importante per la vita artistica del Teatro alla Scala: Mario Pistoni (1932-1992) fu dapprima allievo della Scuola di ballo del Teatro dell’Opera di Roma per cui divenne primo ballerino. In seguito, si trasferì nel 1953 alla Scala di Milano, dove interpretò i grandi titoli del repertorio classico e diede vita ad alcune coreografie che sono rimaste nella memoria collettiva. “La strada” ha visto succedersi nel ruolo di Gelsomina interpreti mirabili come Carla Fracci, Fiorella Cova, Alessandra Ferri e l’étoile Oriella Dorella, quest’ultima ospite d’onore in platea ad applaudire le future stelle della danza.
    Le virtù del metodo della Scuola di ballo della Scala e del suo stile emergono vive in questo promettente “spettacolo istituzionale”, allestito con gusto e competenze corrispondenti all’eccezionalità del risultato (e successo) raggiunto.
    Michele Olivieri

    La strada di Mario Pistoni, foto Annachiara Di Stefano

    LIEU - Teatro alla Scala,

    Recensione di: Michele Olivieri

    Linea della data: 18 maggio 2024

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    Institutional performance of the Accademia Teatro alla Scala Ballet School

    Teatro alla Scala, 18 May 2024

    Allegro brillante, cor. George Balanchine, © The George Balanchine Trust, foto Annachiara Di Stefano

    The Accademia della Scala, an ancient and celebrated institution that has long enjoyed the privilege of supplying the best male and female dancers to the major European theaters and international companies all over the world: the vision of youth revives, and the art learned from great masters and choreographers ennobles the terpsichorean discipline. A living sign of La Scala's teaching, its innovation, and its elevation.
    The ballet school was founded in 1813 by Benedetto Ricci as the Accademia del Teatro alla Scala. After the defeat of Napoleon, the name of the school was changed to the Royal Imperial Ballet Academy of the Teatro alla Scala. Due to World War I, the school was closed in 1917; it was later reopened in 1921 alongside the Ente Autonomo promoted by the legendary Maestro Arturo Toscanini. In 2001 the Ballet School became the Dance Department of the Accademia Teatro alla Scala: the school of performing arts and crafts of the Teatro alla Scala directed by Luisa Vinci.
    After the sold out a few weeks ago at the Piccolo Teatro Strehler in Milan, the spring show a few weeks after graduation landed on the stage of the Teatro alla Scala for an exclusive evening with the addition of a piece of rare beauty. The event is always an important event for the culture of dance that feeds anticipation and interest. For students, it is an opportunity to better understand the reality of their future profession.
    There are numerous stages that the director Frédéric Olivieri and the teaching staff of the Academy (Walter Madau, Leonid Nikonov, Tatiana Nikonova, Gerardo Porcelluzzi, Giulia Rossitto, Sophie Sarrote, Elisa Scala, Emanuela Tagliavia, Paola Vismara) follow with the utmost attention, scrupulousness and without ever losing motivation to each individual student. The quality of the pieces chosen for the students encapsulated the art of innovation with an eye to the history of dance. The traditional show on the stage of La Scala – this year ideally in homage to the great Italian choreographer and principal dancer Mario Pistoni – is one of the highest moments in the educational path of the historic Milanese School. Maestro David Coleman conducted the excellent Orchestra of the Accademia Teatro alla Scala with a sure hand.
    Opening with the scenographic and majestic "Presentation" conceived by the Director of the Ballet School Frédéric Olivieri (choreographers: Walter Madau, Leonid Nikonov, Tatiana Nikonova, Giulia Rossitto, Gerardo Porcelluzzi, Sophie Sarotte, Elisa Scala, Paola Vismara), on the pressing music of Carl Czerny (Etudes, 1848, in the orchestration of Knudåge Riisager). A business card of his management, it is the best way to present in one fell swoop the aptitude of the various courses, showing the level of preparation achieved in the training course. For some of the youngest dancers, it was an exciting baptism on the prestigious stage of the Piermarini.
    The evening then presented four new choreographies that have entered the School's repertoire. The neoclassicism signed by George Balanchine, the architecture of Demis Volpi, the contemporaneity of William Forsythe and the poetry of Mario Pistoni.

    New Sleep (Duet) by William Forsythe, Photo: Annachiara Di Stefano

    The first piece in the setlist is "Winter" by Demis Volpi, current artistic director of the "Ballett am Rhein Düsseldorf/Duisburg" and next artistic director of the "Hamburg Ballet" after John Neumeier. It is a piece on the explanatory notes of Antonio Vivaldi's "Winter", a pas de deux that condenses today's neoclassical aesthetics and illuminates the nature of dance, created in 2016 to celebrate Reid Anderson's twentieth anniversary as artistic director of the "Stuttgart Ballet". The couple of students of the Ballet School formed by Bruno Garibaldi and Chiara Ferraiolo gave a poetic and brilliant moment, welcomed with interest and enthusiasm by the audience, as the sense of style, precision, musicality, and charisma of the two young soloists came out. Spectators were delighted by the stunning lines, elongated feet, and enveloping ports de bras. A poetic, theatrical, emotional creation that requires a sure execution technique and tests balance, endurance, and fortitude. The choreography with the same pair of students represented the Ballet School of the Accademia Teatro alla Scala on April 17 of this year at the third "Gala des Écoles de danse" at the Palais Garnier in Paris with seven other schools of excellence from all over the world.
    This was followed by "New Sleep (Duet)" by William Forsythe (reprised by Noah Gelber, Maître Kathryn Bennetts, assistant choreography Walter Madau) premiered by the "San Francisco Ballet" in 1987 and developed the dancers, Benedetta Giuliano, and Alfonso Guerriero, in two diagonals that cross each other in the middle. In this piece, the particular choreographic craftsmanship captures a stage of precision never reached before. The dynamics are impeccable in their anatomical rigor but at the same time intimate in the exaltation of physicality. "New Sleep" conveys the academicism of the classical discipline towards symmetrically arranged elements, in which the two performers form a right angle to each other, revealing Forsythe's geometry. "New Sleep" in its minimal abstractionism puts the two students in constant contact. They stretch, tilt, extend aided by the lashing musical score. To be able to dance this work, you have to prepare yourself very carefully to draw millimeter circumferences and distances. The speed of execution captures its essence.
    It then continued with "Allegro brillante" by George Balanchine (reprised by Patricia Neary, choreography assistants Paola Vismara, Tatiana Nikonova, Walter Madau), created in 1956 on the notes of the unfinished "Concerto No. 3 for piano and orchestra" by Pyotr Ilyich Tchaikovsky. The ballet is reserved for a couple of principal dancers – Sienna Bingham and Bruno Garibaldi – who are joined by a group of eight other students: Fabiana Laneve, Sergio Sapodano, Haruna Nagatake, Francesco Della Valle, Himari Takazawa, Francesco Mezzoli, Maria Vittoria Bandini, Enrico Farina. It was a very elegant debut for Frédéric Olivieri's pupils, a triumph of aesthetics. The piece, by the way, had not been present on the La Scala stage for several years. In fact, he is remembered as interpreted, among others, by Liliana Cosi, Bruno Vescovo, Vera Colombo, Luciana Savignano, Roberto Fascilla, Carla Fracci, Elettra Morini, Walter Venditti, from the early sixties to the early seventies. Balanchine had stated at the time of its debut: "Allegro Brillante contains everything I knew about classical ballet". And in fact, it is rich in its evocative repertoire, even if it does not have a narrative fabric. Balanchine immortalizes every note of Tchaikovsky's irrepressible score, transforming it into joy. Sienna Bingham enjoys character, personality and theatricality, her fast and articulated feet emphasize the clean lines. Bruno Garibaldi is an attentive and focused partner. Together they dance with disciplined abandon, and the rest of the group enjoys every moment of this amiable "language".
    After the interval the show continued with a suite from the ballet "La strada" on the poignant music of Nino Rota with choreography by Mario Pistoni (by his nephew Guido Pistoni who followed the students in the revival, choreography assistants Paola Vismara, Tatiana Nikonova, Walter Madau and with the contribution of students and graduates of the courses of Theatrical Tailoring, for Hair and Make-up Artist and Photo, Video and New Media). Special guest was the former principal dancer of La Scala, Mick Zeni, in the role of Zampanò. The ballet was performed for the first time in 1967 at the Teatro alla Scala in Milan and the first performers were Carla Fracci, Aldo Santambrogio and Pistoni himself. It tells the story of Gelsomina, a young woman sold by her mother to a circus artist. The show was a great success and was also appreciated by Federico Fellini who in 1954 was the director of the Oscar-winning film of the same name, starring Giulietta Masina and Anthony Quinn. Replicated all over the world, the ballet is considered one of the best examples of neorealism. The version of the Accademia Scala confirmed his poetics and a modernism that has no age and is not affected by the passing of time. Laura Farina's Gelsomina offers the viewer delicate movements that convey the dreamy soul of the protagonist. Davide Alphandery's interpretation of the Fool is of great importance. The married couple, Daisy Libero, and Sergio Napodano, give the right measure to the roles. With this excerpt, Director Frédéric Olivieri deserves the credit for commemorating an important figure in the artistic life of the Teatro alla Scala: Mario Pistoni (1932-1992) was first a student at the Ballet School of the Teatro dell'Opera di Roma, for which he became a principal dancer. Later he moved in 1953 to La Scala in Milan, where he interpreted the great titles of the classical repertoire and gave life to some choreographies that have remained in the collective memory. "La strada" saw admirable performers such as Carla Fracci, Fiorella Cova, Alessandra Ferri and the étoile Oriella Dorella succeed each other in the role of Gelsomina, the latter guest of honor in the audience to applaud the future stars of dance.
    The virtues of the method of the La Scala Ballet School and its style emerge alive in this promising "institutional show", staged with taste and skills corresponding to the exceptionality of the result (and success) achieved.
    Michele Olivieri

    LIEU - Teatro alla Scala,

    Review by: Michele Olivieri

    Date line: Saturday the 18th of May 2024

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